
Nell’800 Ralph Waldo Emerson sosteneva che “L’erbaccia è una pianta di cui non sono state ancora scoperte le virtù.”
Oggi la scoperta è arrivata grazie allo studio del Gruppo di Agroecologia dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, in collaborazione con l’Istituto nazionale francese di ricerca agronomica (Inra) di Digione. Le erbacce, meglio conosciute in agricoltura come malerbe o piante infestanti, sono specie erbacee spontanee considerate dannose per le colture, l’agricoltura biologica non è mai stata convinta di questa affermazione, anzi non solo non rappresentano una minaccia per la coltura, ma rivestono un ruolo importante all’interno dell’agroecosistema.
A questa conclusione è giunta anche l’analisi condotta dai due Istituti, le “erbacce” sono utili e permettono “di mantenere o migliorare le rese agricole con meno concimi e pesticidi.”, senza dimenticarci che trattandosi di piante spontanee possono dare utili informazioni sulle caratteristiche del terreno e dei suoi nutrienti.
A darcene notizia l’Ansa:
-Non tutte le erbe cattive vengono per nuocere in agricoltura, anzi: più sono diversificate e meglio è. Mantenere un buon livello di biodiversità nelle comunità di piante infestanti, infatti, aiuta a ridurre le perdite di produzione delle colture. Lo dimostra una ricerca triennale pubblicata sulla rivista Nature Sustainability dai ricercatori del Gruppo di Agroecologia dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, in collaborazione con l’Istituto nazionale francese di ricerca agronomica (Inra) di Digione.
Lo studio suggerisce che la riduzione di resa delle colture dovuta alla competizione da parte delle erbe spontanee non sia da imputare tanto alla loro presenza, quanto alla riduzione della loro diversità. Osservando con maggiore attenzione l’effetto delle cosiddette ‘malerbe’, infatti, si può notare come non tutte producano gli stessi danni alle colture. Comunità di specie più diversificate producono minori danni, in misura inversamente proporzionale all’equilibrio tra le specie.
Questo accade perché, mediante un miglior uso delle risorse disponibili e l’occupazione delle cosiddette ‘nicchie ecologiche’, le erbe spontanee impediscono ad altre particolarmente aggressive e competitive di insediarsi o diventare dominanti, e quindi di causare ingenti riduzioni di produzione.
Attraverso la ‘biodiversità funzionale’ e il rispetto degli equilibri ambientali, quindi, la natura può lavorare per noi, permettendo di mantenere o migliorare le rese agricole con meno concimi e pesticidi.
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